Equo Compenso: sentenza del Consiglio di Stato, intervenga la politica

Una sentenza che definisce un quadro paradossale: il professionista ha diritto a un compenso equo, ma soltanto a condizione che venga pagato. È sconcertante che la stessa sentenza riconosca il diritto del professionista a essere pagato secondo il principio di equità, ma allo stesso tempo che tale principio divenga esigibile soltanto nel caso in cui il compenso sia effettivamente previsto.

La sentenza, a parità di condizioni contrattuali, sancisce di fatto l'illegittimità delle prestazioni sottopagate e la contestuale liceità di compensi pari a zero. Una contraddizione che se può trovare qualche appiglio nella legislazione vigente, mette la politica di fronte alla necessità di intervenire al fine di garantire anche ai professionisti il diritto a ricevere compensi proporzionati alla qualità della prestazione resa.

Assume quindi ancor più rilevanza, il lavoro che il Senato sarà chiamato a svolgere sulla proposta di legge recentemente approvata dalla Camera, correggendo le criticità già evidenziate nelle scorse settimane; a cominciare dalla norma che in caso di affidamento di incarichi sotto soglia vedrebbe sanzionato il professionista sottopagato invece del committente inadempiente.

Ci aspettiamo che, attraverso l'applicazione del principio dell'equo compenso, possa finalmente superarsi la cattiva abitudine di richiedere prestazioni professionali a titolo gratuito, abitudine praticata soprattutto da alcune P.A.

ALA e Confprofessioni