Una proposta di legge improvvida ficca le mani nelle tasche vuote dei professionisti

Non siamo in grado di valutare appieno tecnicamente una nuova proposta di legge sulle pensioni INPS, così come non sappiamo dire se un'ulteriore legge per il settore pensioni - dopo che anche chi la propone lamenta che ci siano già state troppe riforme, tra quella Amato del 1992 e la riforma tutta lacrime della Fornero - sia utile o opportuna.
Non vogliamo nemmeno giudicare se l'incremento del contributo pensionistico proposto, messo sotto il nome di "parificazione" sia giusto, dentro una crisi come questa: fatto sta che la proposta tira dentro a forza, in una manovra che riguarda l'INPS, anche le Casse Privatizzate dei liberi Professionisti.
Ciò che sappiamo è che questa proposta di legge deve essere sostanzialmente modificata, perché i professionisti non hanno più soldi per pagare nuovi oneri, anche di tipo pensionistico.

La questione si pone in questi termini.
La Proposta di Legge n. 2100 presentata il 17/02/2014, ora alla Commissione XI Lavoro, della Camera, vuole parificare le tipologie contributive di tutti i lavoratori, dipendenti e para-subordinati iscritti alla Gestione Separata INPS, degli autonomi, ma anche dei liberi professionisti iscritti alle Casse Previdenziali Privatizzate, e quindi anche a Inarcassa.

In pratica, la proposta prevede un contributo previdenziale unificato, uguale per tutti, pari al 28% del reddito lordo da lavoro.
Per quanto riguarda l'area professionale, che noi come associazione sindacale rappresentiamo, ciò comporterebbe il RADDOPPIO DEL CONTRIBUTO SOGGETTIVO a carico degli Ingegneri e Architetti Liberi Professionisti, che è attualmente al 14,5%, per cui, solo a titolo di esempio, il contributo soggettivo annuo minimo passerebbe da €uro 2.285,00 del 2016 - ovvero il 14,5% di un reddito annuo presunto pari ad €uro 15.759,00 - ad €uro 4.413,00 pari al 28% del medesimo reddito, al lordo delle tasse.

L'inclusione dei Liberi Professionisti in questa "parificazione" è estemporanea e improvvida, per le conseguenze che recherebbe. In particolare, gli Estensori della proposta di legge, all'articolo 5 propongono d'assegnare al Governo una delega in base alla quale la "parificazione" - tema centrale dell'iniziativa - verrebbe estesa ai soggetti iscritti alla Casse Privatizzate, di cui ai decreti legislativi 509/1994 e 103/1996. Di questi decreti, il primo riguarda la: "...trasformazione in persone giuridiche private di enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza" (tra le quali INARCASSA), mentre il secondo attiene alla: "...tutela previdenziale obbligatoria dei soggetti che svolgono attività autonoma di libera professione".

Nella relazione del progetto di legge sono esposte le ragioni che hanno motivato gli onorevoli firmatari, e gli obiettivi che essi intendono raggiungere: in primo luogo, rilevano che otto riforme diverse dal 1992, sino alla "Manovra Fornero" del 2011, stiano a indicare una: "mancanza di certezza rispetto al reddito pensionistico che matureranno le giovani generazioni" e che: "Le antiche sicurezze devono essere quindi recuperate e noi intendiamo dare certezza ad ogni lavoratore, che potrà così godere di una pensione pari al 60% del reddito da lavoro".

Forse l'analisi è corretta e lo spirito dell'iniziativa pregevole, compresa la proposta di porre a carico della fiscalità generale la somma integrativa, per dare a ciascun lavoratore che non abbia maturato i requisiti minimi, una pensione "...di base, finanziata dalla fiscalità generale, del valore di 442 €uro (rivalutata...), aggiuntiva rispetto a quella maturata dal lavoratore..." (articolo 2), che sia possibile estendere anche ai liberi professionisti (articolo 5.1.c).

Però, a fronte di tutto ciò, chiediamo ai firmatari del progetto se si rendono conto:
1. che un incremento dal 14,5% al 28% è insostenibile per gli iscritti ad INARCASSA, che vivono dal 2011 una crisi strutturale del settore delle costruzioni;
2. che siamo noi stessi professionisti a pagare il contributo soggettivo, che non possiamo scaricare su alcun DATORE DI LAVORO, come avverrebbe per tutti i lavoratori subordinati e para-subordinati, (a cui carico resterebbe solo 1/3 del contributo, tra l'altro ridotto di un punto ogni due anni) contributo aumentato invece di un punto ogni due anni, per i lavoratori autonomi e professionisti;
3. che si tratterebbe dunque di un contributo previdenziale unificato detto uguale per tutti, ma in realtà con un carico differenziato per le diverse categorie di lavoratori, con insostenibile penalizzazione per autonomi e Liberi Professionisti.

L'aspetto paradossale è che la inclusione dei Liberi Professionisti in questa operazione - salasso, si fonda su una motivazione generica, molto ideologica, scarsamente tecnica e veramente superficiale, che recita: "L'incertezza sulle future prestazioni pensionistiche interesserà a regime anche gli iscritti alle casse professionali, che scontano, anche a causa della crisi di questi ultimi anni, una costante e pericolosa riduzione delle entrate, non solo dovuta a una riduzione degli attivi, ma anche all'impossibilità per i professionisti più giovani di produrre redditi adeguati su cui versare la percentuale di contribuzione prevista dai rispettivi statuti", e quindi all'art. 5 si delega il governo ad "...introdurre a regime un contributo previdenziale unificato fino al raggiungimento di un'aliquota unificata di contribuzione alla gestione di previdenza obbligatoria di appartenenza, in misura pari al 28% del reddito...".

Un articolo come questo, se divenisse legge, rappresenterebbe una vera mazzata a nostro carico, la mazzata definitiva.

Infatti già l'attuale aliquota del 14,5% è ritenuta insostenibile da oltre il 50% degli iscritti ad Inarcassa; lo testimonia il fatto che il 19% degli iscritti ha richiesto la deroga dal pagamento del minimo soggettivo 2015, perdendo così un'annualità di contribuzione. C'è quindi da domandare ai firmatari della proposta:

1. Come faranno i giovani, che stanno tanto a cuore a questi Legislatori, a pagare un contributo previdenziale soggettivo raddoppiato?
2. Che ne è dell'autonomia gestionale e dell'equilibrio di bilancio - garantito dalla liquidazione coatta in caso di squilibri finanziari - delle Casse di Previdenza dei Professionisti, di cui si parla all'art. 2 del citato D.Lgs. 509/1994 di privatizzazione delle Casse medesime?
3. Che cosa c'entrano con il caos pensionistico italiano le Casse dei Liberi Professionisti che, come Inarcassa, hanno una sostenibilità previdenziale a 50 anni, certificata da un Bilancio Tecnico approvato dai Ministeri Vigilanti: cioè sono in grado di pagare i propri trattamenti pensionistici per 50 anni, con le sole entrate contributive, senza intaccare il patrimonio?
4. Sono consapevole che vanno ad aumentare un carico contributivo in misura indifferente al reale reddito annuo, nei confronti di una platea di iscritti, la cui media reddituale, in costante flessione dal 2010, in sei anni si è ridotta di oltre il 21%)?

PERTANTO

A SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE ED ECONOMICO COSTITUITO DAGLI INGEGNERI E DAGLI ARCHITETTI LIBERI PROFESSIONISTI

FIRMATE L'APPELLO SUL SITO CHANGE.ORG

DIVULGATE AI VOSTRI AMICI PROFESSIONISTI E INVITATELI A FIRMARE, PER CHIEDERE DI EMENDARE LA PROPOSTA DI LEGGE N. 2100, ELIMINANDO L'ARTICOLO 5 E INTEGRANDO L'ARTICOLO 2.