L'architetto, una professione ambita in Italia, ma quali sono le sfide?

La condizione del giovane architetto in Italia è tra le più difficili nel panorama delle professioni. La crisi del 2008 e gli eventi che si sono susseguiti hanno portato ad una depressione del mercato del lavoro, lasciando di fatto all'architetto quasi esclusivamente la strada della libera professione. Nonostante questo, la facoltà di architettura attira ancora molti giovani. Cos'è che piace di questa materia?

È una professione ambita perché solletica il desiderio e l'immaginario di tutti: è al confine tra l'arte e la scienza, tra la cultura e la tecnica. Nella pratica della situazione italiana la figura dell'architetto va tuttavia letta sulla base di tre gravi problemi, che rappresentano tre criticità della nostra professione: il livello culturale dei committenti, il disordine amministrativo del Paese, che ha come conseguenza il terzo fattore, che è il soprannumero degli attori (gli architetti) che sono oltre 150.000, ai quali si devono inoltre sommare gli ingegneri civili e i geometri, che in parte svolgono attività del tutto analoghe.

Le bolle immobiliari e la deindustrializzazione hanno ridotto le opportunità di lavoro, inoltre il rapporto tra architetti e popolazione appare spropositato. A questo va aggiunto il fiorire di figure professionali meno qualificate che fanno concorrenza agli architetti e spingono le parcelle al ribasso. Come può un giovane architetto prepararsi a tutto questo?

Quello dell'intrusione delle figure meno qualificate nell'architettura e nell'urbanistica è un problema grave, che di fatto aumenta il numero di coloro, architetti o non, che svolgono questa professione. A questo si aggiunge la committenza poco preparata e poco accorta, che non si rende conto che pretendendo di spendere troppo poco per l'architetto, finisce per ottenere un servizio inadeguato. La conseguenza è che molti dei nostri giovani architetti più dotati si spostano all'estero, dove trovano più opportunità. Per comprendere meglio le differenze ambientali, basti pensare al Giappone, dove su una popolazione di 125 milioni di abitanti vi sono 8.000 studi di architettura, che hanno progetti in tutto il mondo.

Una ricerca mette in evidenza un paradosso. I neolaureati in architettura non sembrano avere problemi di occupazione. Anzi nei primi anni dopo la laurea il tasso di occupazione è molto elevato, quello che emerge però è un basso tasso di assunzioni come dipendenti e retribuzioni molto basse. Nonostante questo, pochi vorrebbero abbandonare questa professione. Cos'è che la rende così attraente?

Il tasso di occupazione è elevato perché i giovani laureati in architettura non fanno sempre gli architetti. Vorrebbero fare un lavoro creativo per produrre oggetti di qualità, ma si ritrovano a svolgere lavori che dovrebbero essere affidati a diplomati tecnici, perché non necessitano di una formazione così approfondita. Nonostante questo, la maggior parte non vuole abbandonare la professione perché questa è attraente, ma anche perché molti non sanno cosa altro fare, una volta completati gli studi.

Se un giovane ha difficoltà a ottenere una posizione contrattuale stabile, per le donne architetto la situazione è ancora più critica. È ancora una professione prevalentemente maschile?

No, sta diventando anzi prevalentemente femminile e lo dimostra la percentuale crescente di iscritte agli albi. Il settore degli interni, per esempio è prevalentemente femminile e perfino quello della direzione lavori, soprattutto nelle realtà più evolute, vede una buona presenza femminile. Direi che ormai ovunque, le differenze di genere sono un preconcetto superato. Invece è proprio il sistema della protezione sociale che non aiuta le donne che hanno bimbi piccoli, ma questo indipendentemente dalla professione che esercitano.

Il digitale sembra non fare presa sull'architetto. La digitalizzazione, le nuove tecnologie e la sfida ambientale possono invece rappresentare un volano per la nuova generazione di architetti?

La produzione dell'architettura è totalmente digitale, tutti i disegni tecnici, la parte contabile e la preventivazione sono digitalizzati. L'architetto che non utilizza appropriatamente la tecnologia digitale, soprattutto nelle attività ripetitive, è completamente fuori dal mercato. L'aspetto meno evoluto riguarda la comunicazione. Vincono gli studi che hanno un ufficio comunicazione efficace e che sanno mostrare e raccontare i propri risultati. Saper comunicare il proprio valore, oggi vuol dire anche lavorare con margini di profitto più alti.

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